L’immagine della fede

Le icone sono un ponte tra il divino e la dimensione umana

«Come la lettura dei libri materiali permette di far comprendere la parola vivente del Signore, così l’ostensione di un’icona dipinta permette, a quelli che la contemplano, di accostarsi ai misteri della salvezza mediante la vista. Ciò che da una parte è espresso dall’inchiostro e dalla carta, dall’altra, nell’icona, è espresso dai diversi colori e da altri materiali», sottolineava Giovanni Paolo II nella lettera apostolica in occasione del XII centenario del concilio di Nicea.

Madonna della Tenerezza, 2009, particolare

Il mondo dell’icona è il mondo umano trasfigurato, o quello divino reso visibile: uno sguardo sintetico su entrambi questi punti di vista è dato dalla prospettiva escatologica, una “sfida” che l’icona accetta di mostrare. Una “sfida” che Annarosa Ambrosi, iconografa, ha intrapreso da tempo.«Sono interessata alla ricerca della verità – racconta –.  In ogni icona che realizzo cerco di capire come il contenuto di verità, che si cerca di enucleare dalla dottrina dei Padri e dalla tradizione della Chiesa, sia efficace nel trasmettere la fede anche ai giorni nostri». Docente di storia e filosofa, e di ebraico biblico, dalla fine degli anni Settanta ha coltivato e approfondito la conoscenza della cultura religiosa russa, dedicandosi successivamente alla realizzazione delle icone. Continua a leggere

Akatistos

Ave, o stella che il Sole precorri,
Ave, o raggio di Sole divino,
Ave, o Madre dell’Astro perenne,
Ave, o aurora di mistico giorno.
Ave, per Te si rinnova il creato!

Ave, o scala celeste che scese l’Eterno,
Ave, o ponte che porti gli uomini al cielo,
Ave, Tu barca di chi ama salvarsi,
Ave, Tu porto a chi salpa alla Vita.
Ave, Tu apri le porte del cielo!

Ave, o Madre all’Agnello Pastore,
Ave, o recinto di gregge fedele,
Ave, sorgente di latte e di miele,
Ave, Tu mistica terra promessa.
Ave, per Te il Creatore è bambino!

Ave, Tu roccia che effondi le Acque di Vita,
Ave, Tu colonna di fuoco che guidi nel buio,
Ave, o tenda del Verbo di Dio,
Ave, Tu Arca da Spirito aurata.
Ave, Tu porti Colui che il tutto sostiene!

Ave, bell’albero ombroso che tutti ripari,
Ave, o tralcio di santo Germoglio,
Ave, o fiore di vita virginea,
Ave, o ramo di Frutto illibato.
Ave, dài vita all’Autor della vita!

Ave, che unisci i fedeli al Signore,
Ave, rischiari qual lampo le menti,
Ave, qual tuono i nemici spaventi,
Ave, clemenza di Dio verso l’uomo.
Ave, fiducia dell’uomo con Dio!

frasi scelte dall’Akatistos

Corsi della Scuola di Iconografia “San Luca” per l’anno 2023-2024

riprendono i corsi annuali della Scuola Diocesana di Iconografia s. Luca

I corsi annuali della Scuola di Iconografia s. Luca  si svolgeranno con le seguenti modalità:

A. presso il Centro Parrocchiale Don Bosco – Via Pelosa 63 – Caselle di Selvazzano.
Vi si svolgeranno i corsi quindicinali tenuti da G. Mezzalira e Annarosa Ambrosi

B. presso la Casa di Spiritualità diocesana “Villa Immacolata” a Torreglia, via Monte Rua 4.
Vi si svolgerà il corso invernale bigiornaliero tenuto da Enrico Bertaboni.

I corsi annuali saranno strutturati come segue:

Corsi con Maestro Giovanni Mezzalira (Centro parrocchiale Caselle) il mercoledì

  • Principianti: Volto di Cristo di Chilandari. 11 lezioni quindicinali (v. calendario).
  • Proficienti: Madre di Dio di Korsun. 12 lezioni quindicinali (v. calendario).
  • Avanzati: San Marco Evangelista.  12 lezioni quindicinali (v. calendario)
                    in alternativa per avanzati: La pesca miracolosa.

 

Corsi con Maestra Annarosa Ambrosi (Centro parrocchiale Caselle) il mercoledì

  • Proficienti: Madre di Dio della Tenerezza (solo volti).
  • Avanzati: Madre di Dio della Tenerezza (dal Monastero delle isole Solovki).  
                    12 lezioni quindicinali per proficienti e avanzati (v. calendario)

 

Corsi con Maestro Enrico Bertaboni (Villa Immacolata, Torreglia)

  • Principianti: Gesù Cristo Pantocrator.
  • Proficienti: Madre di Dio della Tenerezza dall’iconostasi del monastero di Dečani.
  • Avanzati: Annunciazione di Ohrid, San Giorgio e il drago. 
    4 appuntamenti di due giornate ciascuno sempre il lunedì e martedì  (v. calendario).

Incontro di apertura: Mercoledì 18 ottobre ore 16:30.
Presentazione dei corsi e saluto presso l’Abbazia di Santa Giustina a Padova, ingresso da Via Ferrari 2A.
Alle 18:30 S. Messa presieduta da S.E. il Vescovo Claudio e benedizione presso la Tomba di S. Luca.

Corsi estivi a Torreglia: da domenica 9 a domenica 16 giugno 2024.

A conclusione si svolgerà la benedizione anche delle icone realizzate durante l’anno.

Viaggio di studio: nel prossimo anno verrà organizzato un viaggio di studio. La destinazione e le modalità di adesione verranno comunicate prossimamente.

Si segnala la seguente opportunità di approfondimento:

l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Padova ha attivato il corso “L’arte delle icone” tenuto da Annarosa Ambrosi.
Il corso è aperto anche agli uditori.
Per informazioni  e iscrizione contattare la segreteria (sig.ra Tiziana Baretta) 049.664116 segreteria@issrdipadova.it  entro il 22/09/23.


corso “L’arte delle icone” ISSR Facoltà Teologica Triveneto

San Giovanni Evangelista, Museo della Cultura bizantina – Salonicco


Presso l’ISTITUTO SUPERIORE
DI SCIENZE RELIGIOSE
di Padova
(Facoltà Teologica del Triveneto)
nell’anno 2023/2024, nel Biennio,
all’interno del Percorso Artistico
sarà attivato il corso
“L’arte delle icone”
tenuto da Annarosa Ambrosi.


È una interessante occasione
per approfondire la conoscenza
di tutti quei temi di carattere storico, teologico, spirituale,
che costituiscono l’asse portante
della nostra attività.

 


Si può partecipare anche solo come uditori, e anche online.


Anticipazioni nel sito dell’ISTITUTO SUPERIORE DI SCIENZE RELIGIOSE DI PADOVA
In calce al sito stesso si può prelevare l’allegato “biennio 2023-2024”
Per ulteriori informazioni (modalità d’iscrizione, servizi offerti e scadenze),
contattare la segreteria al numero 049.664116 oppure per mail a: segreteria@issrdipadova.it

Cristo Pantocrator, affresco su muro, Chiesa di s. Nicola Orphanos – Salonicco.

 


Vestita di Sole – 15 agosto – festa dell’Assunta

Il linguaggio universale che avvia alla preghiera.

 

Dormizione della Madre di Dio, fine XII sec., Mosca, Galleria Tretiakov

La Madre di Gesù è il soggetto prevalente delle icone, quelle antiche e quelle moderne realizzate in base a un linguaggio che a Padova è stato riportato in auge dalla scuola San Luca.
“La Madonna compare con frequenza sia nelle piccole icone di devozione individuale e familiare, sia nelle grandi icone delle feste, per il suo ruolo eminente nella storia della salvezza. La sua presenza si esprime in un numero preciso di tipologie che sono attribuite a San Luca e che attingono a significati universali”.
Il linguaggio iconografico, che viene insegnato nei corsi, tradizionalmente avviati il 18 ottobre, festa di San Luca, non vuole rappresentare momenti di vita o esprimere il sentimento dell’artista, ma piuttosto dare forma all’archetipo individuale e collettivo del sacro.

“Vediamo per esempio la “Dormitio Virginis” con cui la tradizione orientale raffigura l’Assunzione. Vi si leggono tre livelli: quello inferiore con il catafalco e gli apostoli, quello centrale con il Cristo glorioso che prende in mano l’anima di Maria e quello superiore in cui la Madonna viene accolta nella gloria della nuova Gerusalemme, sposa dell’Agnello. La Madonna è il simbolo della Chiesa che alla fine dei tempi si ricongiunge al suo sposo”.
Non a caso questa icona veniva posta sulla porta di uscita della chiesa, quasi a suggello della storia di salvezza. L’anno liturgico che comincia con la Natività di Maria finisce con l’Assunzione, l’ascesa al cielo della Madre di Dio che rappresenta tutti noi nella Chiesa.
“Il linguaggio iconico non è astruso e astratto, ma universale e immediato, non ha bisogno di spiegazioni. L’atteggiamento, lo sguardo e il colore esprimono contenuti che qualsiasi fedele può trovare e davanti a cui viene spontanea la preghiera”.
Da una intervista ad Annarosa Ambrosi pubblicata su “La Difesa del Popolo”.

La Trasfigurazione

Icona della Trasfigurazione - G.Mezzalira

Icona della Trasfigurazione – G.Mezzalira

Una improvvisa icona di tutta la realtà
Il segreto rivelato ai tre apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni sul Tabor è il segreto che ogni iconografo deve comunicare con l’arte sacra. Nella luce della fede in Gesù Cristo la realtà subisce una metamorfosi: il credente percepisce quella vocazione alla luce che già sin d’ora comincia a compenetrare il creato.
Spesso si conosce l’arte sacra dell’icona soltanto per averne letto qualcosa nei libri e tra le frasi ricorrenti sull’argomento c’è quella che afferma che la prima icona che l’iconografo dipinge è quella della Trasfigurazione. Si potrebbe dire, per analogia, che l’apprendista musicista – dopo gli anni di conservatorio – presenta come saggio di diploma un pezzo musicale corrispondente come difficoltà all’eseguire un’icona della Trasfigurazione.
Eppure è proprio vero che la Trasfigurazione è l’icona per eccellenza: il sigillo che conferma questo sacro linguaggio.
Il segreto racchiuso in questo episodio evangelico apparentemente anomalo è in realtà la regola dell’arte sacra, il suo canone di riferimento: inizialmente segreto, poi rivelato a tutti.

Il monte elevato - Visione della Montagna di Daniele - Salterio di Chludov

Visione della Montagna di Daniele – Salterio di Chludov

Il monte elevato
Il modo di dipingere un’icona è analogo al costruire una cittadella sopra un monte.
Infatti è sulla cima del monte che il cielo si abbassa sulla terra che si innalza. L’arte sacra è questa dinamica di abbassamento e di innalzamento. Non solo Mosè ed Elia (Oreb-Sinai) sono personaggi della sacra montagna, ma ognuno di noi e ogni icona deve diventare monte come è detto nel Salmo 86, 2-3: «Il Signore fondò la sua città sui monti che santificò con la sua presenza» e «Ogni uomo potrà proclamare: Madre mia è Sion, tutti là siamo nati».
La pittura sacra rappresenta i suoi santi e i suoi personaggi come protesi verso l’alto, o essi stessi come solidi monti. Si può dire che essere terra che si innalza diventa un canone pittorico.
Una volta eravate tenebre… adesso siete luce» (Ef2, 13)
Lo sforzo del pittore è in analogia con la dinamica dell’iniziazione cristiana espressa dalla Lettera agli Efesini: trarre la luce dalla materia opaca.
In Fil 3, 12 san Paolo dice: «Il quale trasformerà il corpo dell’umiltà nostra per essere conforme al corpo di gloria suo».
Infatti nella pittura delle icone, partendo dall’umile polvere colorata dei pigmenti, si sale verso la luce con successivi schiarimenti, una sorta di iniziazione cristiana nell’arte sacra.

 

Caddero sui loro volti con grande timoreCaddero sui loro volti con grande timore
L’icona della Trasfigurazione rappresenta tre personaggi slanciati verso l’alto e tre personaggi che si accasciano scomposti verso il basso con un contrasto sorprendente, soprattutto nelle icone russe dove questo fatto è accentuato in modo apparentemente esagerato.
L’Uomo-Dio che tocca il Cielo e l’uomo-terreno accasciato al suolo costituiscono i due estremi di una dinamica di percorso di ascesi. L’icona parte dall’uomo terreno per conformarlo al Cristo, Uomo-Dio: dallo scomposto punto più in basso all’elevata e solenne fiamma slanciata verso il cielo.

 

Le vesti bianche come la luceLe vesti bianche come la luce
Rispetto allo spirito, il corpo è come un vestito che si indossa. Dio è Luce increata e il corpo assunto dal Verbo, secondo Adamo, proviene dalla creazione (dalla santissima Vergine) per essere innestato in questa Luce divina: nel corpo di Cristo e nella sua veste bianca come la luce è adombrato il grande mistero dell’Immacolata, una terra vergine che ha dato un corpo al Verbo di Dio e c’è il mistero della divinizzazione dell’uomo: la sua partecipazione alla luce increata.

«È bello stare qui»
La beatitudine del Paradiso è il carattere che la virtù della speranza ci fa pregustare. L’arte dell’icona è tutta improntata su questa nota positiva. È un’arte che ha uno sguardo positivo, consolatorio sulla realtà a modo di viatico sacramentale nella battaglia della vita. Ogni icona conserva questa nota gioiosa del Tabor nei suoi colori luminosi, nell’oro, nella nitidezza delle forme, nelle trasparenze degli strati di colore, nell’evidenziare le cose come appena venute alla luce come in una apparizione, come in una teofania.

La nube luminosa

La nube luminosa
L’iconografo conosce bene questo simbolo che rappresenta solitamente come una successione di cerchi concentrici, alcuni luminosi, altri di un blu profondo, arricchiti di raggi e stelle d’oro. La buona pittura riesce a conferire anche al colore scuro una trasparenza come un cielo nelle notti d’oriente o come un’acqua profonda. È quel simbolo che avvolge il Cristo che scende agli inferi, che viene a prendere l’anima di Maria nella Dormizione, oppure quando è seduto nel suo trono di Gloria.
La nube è il segno rivelatore di una presenza, quella dello Spirito Santo nel suo duplice ruolo di adombrare e illuminare, rinfrescare e scaldare, accogliere e irraggiare doni.
Il suo colore è il blu profondo o il bianco, l’oro o il rosso incandescente: i colori della pienezza della beatitudine di un luogo d’arrivo, di un traguardo nuziale e forse la parola nube nasconde questo segreto.
Giovanni Mezzalira

Corsi di iconografia autunno 2023 in Abbazia di S. Maria di Chiaravalle

I corsi propongono l’esperienza della pittura completa di una icona, attraverso tutte le sue tappe, evidenziandone la tecnica, l’estetica e la teologia in essa racchiuse.

La tradizione nel cui Spirito si impara a lavorare è quella della Chiesa Cristiana.

I corsi sono proposti in più livelli, da quello iniziale a quello avanzato.

Ogni corso si conclude con la benedizione delle Icone.

 

 

I corsi sono tenuti dal Maestro Giovanni Mezzalira

Per chiedere informazioni ulteriori e per iscriverti trovi i contatti nelle locandine:

L’arte sacra ha un suo ruolo nello spazio liturgico

La Chiesa possiede un patrimonio tradizionale di grande ricchezza artistica: chiese, cattedrali, santuari, vie crucis, sacri monti, percorsi di pellegrinaggio… canti liturgici, preghiere, litanie, salmi…lampade, incensi, candele… e infine immagini, icone, pale d’altare, polittici, retabli, stoffe ricamate, paramenti liturgici…
Una ricchezza vastissima che in gran parte non diventa obsoleta ma, anzi, si carica di “presenza” ed ha aiutato la vita della fede nel passato ed aiuta oggi come “sacramentale” del Regno di Dio.
Infatti, la Sapienza ha “conformato” al mistero di Cristo tutte queste concrete manifestazioni esprimendole in un linguaggio particolare. L’immagine sacra ha questo linguaggio specifico nell’icona. La Chiesa d’Oriente lo conserva tutt’ora, mentre la Chiesa

Le nozze di Cana - abside - Chiesa di S. Maria Maggiore - Bussolengo

Le nozze di Cana – Chiesa di S. Maria Maggiore – Bussolengo

d’Occidente ne conserva dei frammenti mescolati al linguaggio naturalistico dell’umanesimo.
Ultimamente la riscoperta dell’icona ha interessato anche l’occidente, insieme ad un consolidamento delle sue fondamenta teologiche.
Il pittore dell’icona apprende, per via di tradizione, da maestro a discepolo (e non da internet) questo linguaggio che gli insegna a rappresentare correttamente i misteri cristiani.
E’ facile comprendere che questi misteri non possono essere espressi dalla fantasia di un artista e devono avere almeno un riscontro nella Sacra Scrittura, nella Tradizione e nei Segni dei Tempi.
Il pittore iconografo, apprendendo il linguaggio dell’icona, si prepara ad uno spirito di servizio nella Chiesa.
Egli si abitua a condividere uno stile pittorico con altri pittori, del passato e del presente, rendendo possibile un lavoro, anche di gruppo, facilmente leggibile da tutti.
Quando compone, l’iconografo rispetta la struttura “cristocentrica” gerarchica, dove la Madre di Dio, gli angeli e i santi hanno il loro giusto posto.
Se non ha una formazione teologica si deve affidare ad un esperto nella teologia dell’immagine.
L’icona non è firmata dal suo autore benché egli l’abbia realizzata in stretto collegamento con la sua persona e la sua fede tanto da lasciarne una inevitabile impronta ed è per questo che si richiede una vita di preghiera da parte dell’iconografo, come del resto ad ogni ministro ecclesiale.
Il pittore di icone cerca sempre una aderenza alla realtà, alla verità, alla Sacra Scrittura, alla sobrietà, alla semplicità ed all’unità: egli sa che una composizione unitaria, organica, produce per analogia pace ed ordine.
Il tratto caratteristico dell’icona che differenzia subito il linguaggio dell’arte sacra da quello mondano è la dimensione escatologica che “impregna” intimamente la tecnica pittorica e stupisce l’uomo moderno.
Quest’aspetto, detto in termini teorici, può essere semplicemente espresso come “l’eterno di Dio che con l’Incarnazione compenetra il tempo dell’uomo generando una trasfigurazione che c’è già, anche se non ancora in pienezza “.
Ma quali sono i simboli pittorici adatti ad evocare questo mistero?
– lo sfondo d’oro che da un carattere di eterno presente e fa superare la contingenza spazio-temporale; – la luce che con i suoi colori trasfigura volti, vestiti, edifici…
– il disegno netto, preciso, ben leggibile in ogni dettaglio, che sottrae ogni cosa all’incertezza, alla confusione, alla casualità, alla relatività ma la colloca in una dimensione di definitività, di “pienezza”;
– la compostezza dei personaggi colti nel gesto più pregnante e intenso…
– il far sentire al fedele la presenza dei personaggi rappresentati, i cui sguardi sono rivolti verso di lui con un movimento di “incontro”
– l’evitare opere fini a sé stesse ma finalizzate al richiamo del fedele, come dei veri sacramentali, che sono strumenti della Grazia di Dio, e non oggetti da idolatrare.

 

Le nozze di Cana - abside - Chiesa di S. Maria Maggiore - Bussolengo

Le nozze di Cana – Chiesa di S. Maria Maggiore – Bussolengo

In tutte le opere di Dio c’è la perfezione divina. Ne consegue che non c’è nulla di inutile ed anche i particolare possono diventare “specchio” per l’uomo della totalità di Dio e meta ultima di ogni cosa. Questo carattere della vita di Dio unita all’umanità, spiega come molte chiese siano intitolate a singoli episodi evangelici: l’Annunciazione, l’Assunzione, la Natività… senza tema di essere incompleti, perché ogni episodio di Dio nella storia rinvia al tutto.
Il ciclo della “Via Cristi” realizzata secondo la Passione dell’evangelista S. Giovanni cristallizza in ogni quadro un mistero da meditare in sé stesso pur facendo parte di un “percorso”.
Gli episodi del vangelo più solenni sono stati fissati con le grandi feste dell’anno liturgico, tuttavia ogni vangelo domenicale può diventare un’icona e una festa liturgica. Lo si può ben cogliere nelle domeniche di Avvento o in quelle della Quaresima (la domenica della Samaritana, del Cieco nato, di Lazzaro…).
In questo spirito si può comprendere come la scelta di ogni immagine come quella che rappresenta le Nozze di Cana possa essere utilizzata come pala d’altare, cioè immagine da tenere sempre davanti, senza timore d’incompletezza o di occupare indebitamente il centro dello spazio liturgico.
Le Nozze di Cana evocano, infatti, diversi temi centrali per la fede:
-la forza di intercessione della Madre di Dio, in grado addirittura di far anticipare gli eventi divini;
-la presenza di Gesù nel quotidiano dell’uomo, presenza santificante che trasforma una festa di nozze da una “mancanza di qualcosa” ad una esuberante “pienezza”;
-la santificazione del matrimonio
-la dimensione “nuziale” ricapitolatrice del rapporto di Dio con l’umanità, o di Dio con l’anima.
-La dimensione “conviviale”, anticipo e modello della beatitudine paradisiaca
-La preparazione al mistero eucaristico della trasformazione del vino nel sangue di Cristo, essenza di tutta la liturgia…
Ecco, soltanto alcune, delle suggestioni evocate dall’episodio delle Nozze di Cana: tutto ci riporta al “centro” dell’esistenza dell’uomo sul modello del racconto evangelico.

Giovanni Mezzalira

Preghiera a Gesù

Preghiera a Gesù
(dalla liturgia bizantina delle Ore)

Tu che in ogni tempo e in ogni ora, nel cielo e sulla terra sei adorato e glorificato o Cristo Dio,
Tu che sei infinitamente paziente, molto compassionevole, molto misericordioso,
Tu che ami i giusti e hai pietà dei peccatori,
Tu che chiami tutti alla salvezza del tuo regno,
Tu, o Signore, accogli in quest’ora la nostra preghiera e dirigi la nostra vita secondo i tuoi comandamenti.
Santifica le nostre anime, purifica i nostri corpi, dirigi i nostri pensieri, liberaci da ogni afflizione, male e dolore;
non permettere mai che ci separiamo da Te.
Circondaci con i tuoi santi angeli affinché protetti e guidati dal loro aiuto possiamo raggiungere l’unità della fede e la pienezza del tuo amore,
perché tu sei benedetto nei secoli dei secoli. Amen

L’icona della Visitazione

L’ICONA DELLA VISITAZIONE

Affresco di Dionisi nel monastero di Feraponto: illustrazione dell’inno Acatisto

La festa della Visitazione si celebra nel calendario romano il 31 maggio, mentre l’episodio evangelico di Luca (1, 39-45) è meditato nella IV domenica di Avvento. È una festa celebrata discretamente, senza solennità e nella Chiesa Orientale non è inclusa nel calendario. Eppure è proprio in questo episodio, dall’apparenza di normale vita domestica come una visita fra cugine, che si colgono dei tesori di una grandiosità che ci confonde e ci fa percepire l’inadeguatezza delle parole per esprimerne la portata cosmica. L’immagine iconica dovrebbe venire in aiuto alla parola per evidenziare il mistero racchiuso nelle laconiche parole di san Luca che unico, ne riporta l’avvenimento, ma la Tradizione non ci ha consegnato se non una scarna raffigurazione.