Riflessioni sulla teologia, sull’estetica e sull’ermeneutica dell’Icona

Queste riflessioni nascono da un continuo confronto e passaggio dall’esecuzione dell’icona alla riflessione su di essa, e dalla riflessione sull’icona a quella sulla Sacra Scrittura, guidata, quanto al metodo, dalle indicazioni offerte dai  primi teologi e pensatori cristiani, i Padri della Chiesa,  confortata dal fatto che questo metodo è tuttora vivo nelle chiese cristiane d’Oriente.
La mia esperienza è inoltre di confronto con il modo di vivere l’icona da parte della Chiesa d’Oriente, in particolare quella ortodossa russa, che in questo momento sembra vivere un particolare momento di giovinezza spirituale.
 
 

Ritengo che la Verità contenuta nella Scrittura sia la stessa che viene “scritta” nell’icona, secondo l’espressione di Teodoro studita (VII-IX secolo), ripresa dalla Lettera dell’attuale Pontefice in occasione del XII centenario del Concilio di Nicea, che dice: “Ciò che da una parte è espresso dall’inchiostro e dalla carta, dall’altra, nell’icona, è espresso dai diversi colori e da altri materiali”(Duodecimum saeculum § 10). Penso che ciò sia valido non solo in riferimento alla forza didattica o illustrativa dell’icona, come se si trattasse di una semplificazione per gli illetterati (biblia pauperum), ma con la stessa carica semantica, con la molteplice ricchezza di significati di cui è dotata la Scrittura, con la differenza che, mentre la Parola è percepita col senso dell’udito, l’immagine è percepita dal senso della vista. Continua a leggere