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Maggio, mese dedicato alla Madre di Dio
Nell’iconostasi, che raffigura il divenire della Chiesa nel tempo, troviamo più volte l’immagine della Vergine a sottolinearne l’importanza insostituibile nella storia della salvezza.
Al centro dell’ordine dei Profeti (seconda fila dall’alto, sotto la Trinità) si trova solitamente l’icona della Madre di Dio del Segno, immagine della profezia di Isaia (7, 14): «Ecco una vergine concepirà e darà alla luce un figlio, che sarà chiamato Emmanuele» e poi ripresa nel Vangelo di Matteo (1, 23).
La Madre di Dio del Segno è l’immagine della compenetrazione del Creatore nella creatura, del cielo che si è unito
alla terra.
Il grembo della Vergine è così ampio da contenere l’incontenibile: «Il tuo grembo è più vasto dei cieli, poiché Colui che i cieli non poterono contenere, il tuo grembo lo ha contenuto» canta un inno della Chiesa bizantina.
Il Signore, padrone di tutto, incontenibile, vuole circoscriversi nel grembo della Vergine.
L’immagine della Madre di Dio del Segno rappresentata frontalmente, con le braccia levate in preghiera e l’Emmanuele sul petto – spesso racchiuso in una mandorla – è tra le più antiche dell’iconografia cristiana; sovente ai lati della Vergine sono raffigurati angeli che indicano la presenza del Divino e inneggiano alla Tutta Santa.
La tipologia della Madre di Dio del Segno è la rappresentazione della Chiesa, cioè dell’umanità che contiene in sé il divino e ne diventa trasparenza.
Talvolta al posto dell’icona della Madre di Dio del Segno compare quella della Vergine in trono. Un’immagine che rappresenta il secondo ordine dell’iconostasi è quella, come nella riproduzione qui a fianco, intitolata Lodi della Madre di Dio (XVI secolo, Museo Russo, San Pietroburgo): in essa tutti i profeti con le loro profezie perfettamente adatte alla Vergine, confermano che l’Antico Testamento ha preparato l’Incarnazione, la venuta dell’Emmanuele, il Dio con noi e in mezzo a noi.
Lettura dell’icona: la discesa agli inferi
Lettura dell’icona: la discesa agli inferi
«Il Cristo è risorto dai morti, con la sua morte calpestando la morte e ai morti nei sepolcri donando la vita. Risorgendo dalla tomba, come aveva predetto, Gesù ci ha donato la vita eterna e la grande misericordia!». (Canone di G. Damasceno – Ode I)
Il Cristo risorto
«Per riempire tutte le cose della tua gloria sei disceso nelle profondità della terra». (Ode I)
Le porte dell’Ade
«Si aprirono a te con timore le porte della morte, o Signore; e i custodi dell’Ade, vedendoti, sbigottirono. Infatti, infrante le porte di bronzo e spezzate le sbarre di ferro, tu ci hai tratto fuori dalle tenebre e dall’ombra di morte, rompendo i nostri legami!». (Vespri)
La Discesa agli Inferi è proprio la Festa delle feste e la Chiesa ne afferma l’importanza in un articolo del Credo, il Simbolo apostolico.
Purtroppo la nostra tradizione occidentale ha abbandonato questo tema e le immagini di Cristo che apre le porte di una grotta e fa uscire una fiumana di persone arrivano fino al medioevo col Beato Angelico.
Per indicare la realtà dei nostri progenitori esclusi dal contatto con Dio dopo il peccato originale, il simbolo è due porte ben sbarrate con chiavistelli, chiavi, catene; ebbene, non solo vengono aperte dal Cristo, ma sono addirittura scardinate con un’esplosione di chiodi, cardini, catenelle, eccetera.
Non si tratta di una fessura da cui ci si infila a fatica, ma della Grazia che ci viene concessa con abbondanza nell’opera salvifica del Cristo, come un fiume in piena.
La figura centrale della nostra icona che è questo Cristo luminoso e glorioso scende nell’Ade vittorioso sulla morte, è un vincitore, è un risorto.
Cristo che scende agli Inferi è il Cristo del nostro quotidiano che ci viene a visitare nella nostra vita, nella nostra condizione di stare nella tenebra, nella nostra esistenza umana, nella nostra condizione di incapacità di amare, di vedere la luce.
Adamo
«Sei disceso sulla terra per salvare Adamo, o Signore, e, non avendolo trovato sulla terra, sei andato a cercarlo fino nell’Ade». (Enkomia – I stanza)
Nell’icona della Discesa agli Inferi Adamo – spesso avvolto in un mantellone che lo rende maestoso, pieno e anche quasi pesante – è sempre inginocchiato e il Cristo che lo prende per mano dà proprio l’impressione di tirarlo su.
Eva
«Dal tuo fianco trafitto dalla lancia, o Salvatore, tu distilli la vita su Eva, la madre della vita, che mi esiliò dalla vita, e con lei vivifichi anche me». (Enkomia – I stanza)
L’altra figura che accompagna la Discesa agli Inferi è quella di Eva; qualche volta Adamo ed Eva sono dalla stessa parte, però nella maggior parte delle icone si è imposta questa composizione simmetrica: Cristo al centro, Adamo ed Eva ai lati.
Eva è molto diversa da Adamo e mentre Adamo sembra quasi pesante Eva non lo è affatto.
Del colore rosso del manto di Eva è facile comprendere il simbolo: Eva vuol dire madre dei viventi e quindi il rosso è il colore dell’energia che dà la vita, l’amore, la passione, la maternità.
Davide, Salomone, il Precursore, Abele, Mosè, i profeti…
«I prigionieri trattenuti nei ceppi dell’Ade videro la tua incommensurabile misericordia e con passo esultante si affrettarono, o Cristo verso la luce, applaudendo alla Pasqua eterna!». (Ode V)
Subito dopo vediamo comparire fra i personaggi gli Unti, che attendevano questo momento della salvezza che Cristo risorto ha instaurato nell’Universo.
Giovanni Battista, il suo precursore, che anche nell’Ade svolge come il compito di annunciatore: infatti ha sempre la mano protesa ad indicarlo.
Altri due personaggi che ritroviamo sempre incoronati sono Davide e suo figlio Salomone.
A questi si aggiungono altri che non hanno una ricorrenza fissa: più frequentemente c’è Abele, poi Mosè, poi Noè e dei profeti.
I profeti sono riconoscibili da uno strano berretto, chiamato berretto frigio, piccolino rosso con una fascia bianca che lo lega, e possono essere Daniele, Michea, ma essendo personaggi secondari nella rappresentazione, non hanno una necessità di identificazione.
Mosè è invece riconoscibile perché regge le tavole della Legge, Noè tiene una piccola barca in mano, Abele ha un bastone da pastore e spesso è vestito di pelliccia.
La Vergine tesse un corpo a Dio


Andiamo a Betlemme con i Magi e i Pastori
Natività di Gesù

Affresco – Monte Athos
Nell’icona della Natività sono raffigurati soltanto due gruppi di persone che s’appressano ad adorare il Bimbo-Messia:
i pastori, generalmente rappresentati sul lato destro della grotta, e i magi sul lato sinistro.
I primi vi giungono chiamati dagli angeli e i secondi dalla stella.
I pastori sono vestiti spesso con buffe pellicce, cappelli e abiti strani; suonano flauti, intagliano bastoni e sono intenti a curare il gregge. Accorrono alla grotta perché gli angeli li chiamano e per indicare che stanno avendo una visione hanno una mano alzata (come vediamo nelle immagini proposte) oppure un dito sopra l’occhio. Sono raffigurati con un aspetto un po’ goffo e spesso con una statura diversa dagli altri personaggi.
I tre magi, sempre raffigurati con le caratteristiche di un giovane imberbe, un uomo
maturo e un vegliardo, arrivano da sinistra su tre cavalli oppure adorano il Bambino davanti alla grotta offrendo i loro doni presentati in preziosi cofanetti. Portano tutti un copricapo a turbante o alla moda persiana, il cosiddetto cappello frigio.
Quando sono rappresentati a cavallo, ancora in viaggio, si indicano vicendevolmente la stella che nell’icona occupa un vistoso posto al centro, sopra la grotta, collegata con un grande raggio che discende dal cielo e penetra fin dentro la grotta.
Sappiamo che i magi erano dei sapienti, ma Continua a leggere
Padre Nilo Cadonna
Padre Nilo (Ezio) Cadonna è figura di spicco nel faticoso cammino del dialogo tra la chiesa cattolica e le chiese ortodosse orientali.
Fin dalla sua ordinazione sacerdotale, avvenuta a Trento nel 1947, manifestò un profondo interesse per il mondo slavo concretizzatosi con gli studi all’Istituto Orientale e al collegio “Russicum” di Roma e quindi con il lavoro di assistenza ai profughi dall’Est europeo nel campo di raccolta di Trieste.
Fondò poi il Centro “Russia Cristiana” di Bergamo, assieme a P. Romano Scalfi, dando vita all’omonima rivista, l’unica a documentare con sistematicità la repressione religiosa attuata dal regime sovietico.
Nel 1976 fondò a Roma il Centro Russia Ecumenica, assieme a P. Sergio Mercanzin, e successivamente, a Padova, il Centro ecumenico italo-russo “V. Solov’ev”.
Rientrato a Trento, nel 1987, diede vita in quella città al centro di iconografia “Andreij Rublev”, al coro liturgico orientale “Nikodim” e ad un’intensa rete di contatti con le gerarchie e con le parroccchie della chiesa ortodossa russa, stabilendo gemellaggi, forme di aiuto solidale e incontri ecumenici.
Padre Nilo è morto il 4 settembre 1997 ma la sua opera continua a Bergamo, a Roma, a Padova e a Trento grazie all’attività dei centri da lui fondati.
(R. Fellin)
Su Padre Nilo Cadonna:I nuovi corsi di Iconografia per il 2013-2014
Vedi i corsi per il 2014-2015
SCUOLA DIOCESANA DI ICONOGRAFIA “S. LUCA”
L’ARTE SACRA DELL’ICONA
A SERVIZIO DELLA CHIESA
In collaborazione con l’Ufficio Liturgia
della Diocesi di Padova
(omelia del 26 aprile 2013 a Casa s. Marta).
Dal 1983 la Scuola di Iconografia opera in Diocesi per la riscoperta dell’Icona e del suo ruolo a servizio della Chiesa.
Propone un percorso teorico e pratico che porta all’apprendimento del linguaggio e della tecnica pittorica necessari alla realizzazione concreta di un’icona.
Corsi della Scuola di Iconografia “San Luca” per l’anno 2013-2014
L’arte dell’icona, esposizione con sezione didattica
Corso Estivo di Iconografia
CORSO d’ICONOGRAFIA
da lunedì 17 a mercoledì 26 giugno 2013
a Villa Immacolata – Torreglia (PD)
Il corso

Cristo Pantocrator, immagine di repertorio (i soggetti specifici per il corso saranno assegnati direttamente ai partecipanti)
Il corso propone l’esperienza della pittura completa di un’icona, attraverso tutte le sue tappe, evidenziandone la tecnica, l’estetica e la teologia in essa racchiuse.
Non pretende di formare da subito degli iconografi (per questo si richiedono anni di apprendistato) : vuol fornire delle concrete chiavi di accesso all’arte sacra in vista di trarne benefici a diversi livelli:
- l’approfondimento del senso del mistero dell’Incarnazione, grazie alla quale il nostro Creatore ha assunto un volto visibile e raffigurabile ;
- la scoperta della dignità di questo lavoro di raffigurazione del volto di Dio che supera l’esperienza artistica soggettiva e diventa servizio ecclesiale ;
- accorgersi come il mondo materiale del creato può concorrere efficacemente a questa raffigurazione quasi ne fosse misteriosamente predisposto.
Il corso è una piccola esperienza che può avere risonanza e illuminare ambiti più vasti come l’intera nostra vita, la preghiera, la liturgia, i rapporti interpersonali…
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I nuovi corsi di iconografia 2012-2013
Ecco la programmazione dei
CORSI DELLA SCUOLA DI ICONOGRAFIA “SAN LUCA” in Padova per l’anno 2012-2013 (preleva il file da stampare)
I corsi si svolgeranno il mercoledì e il giovedì, con cadenza quindicinale, dalle ore 15.00 alle ore 18.30, a partire da ottobre, presso
l’Istituto Teologico Sant’Antonio Dottore, a Padova in Via S. Massimo 25
(raggiungibile con gli autobus cittadini, fermata “ospedale civile”, nei giorni feriali con i numeri 5, 6 o 24; nei giorni festivi con i numeri 41 o 43. Dalla fermata dell’autobus ci vogliono circa 5 minuti, a piedi. Possibilità di parcheggio interno, con entrata in via S. Eufemia 13 bis) come segue: Continua a leggere