L’incontro

l’icona della Presentazione al Tempio – 2 febbraio

Il significato etimologico della parola liturgia è “azione a favore del popolo” e, analogamente, l’icona è dipinta per produrre e stimolare un effetto benefico nel fedele e non per dare solennità ai suoi contenuti sacri.

In sostanza, le icone sono pensate per il nostro bene e non fine a se stesse. L’immagine iconografica ha una specifica finalità: fissare una pienezza, una definitività, un culmine sottolineandola anche in singoli episodi.

Presentazione al Tempio – Affresco della Macedonia

 

È così che in un particolare avvenimento della vita di Cristo, la sua Presentazione al Tempio, fra i personaggi che compongono questa scena, c’è anche il vecchio Simeone che accoglie il Bambino. Questo dettaglio è diventato un soggetto sacro degno di essere collocato, nella teologia dello spazio sacro, al centro dell’abside, proprio nel cuore dello spazio presbiteriale. Del resto, basta riflettere un attimo e si capisce che Simeone ebbe premiata la sua fiduciosa attesa del Messia e nel momento in cui stringe il Bimbo fra le braccia non può che esprimere la pienezza della sua gioia giunta al culmine e non desiderare nulla di più. Dal suo cuore scaturisce allora quell’inno (Nunc dimittis) cantato tutte le sere a compieta dalla Chiesa orante.

Gli stessi Padri della Chiesa hanno chiamato Simeone Teodoco, cioè “colui che riceve Dio”.

Si può dire che Simeone siamo tutti noi quando ci accostiamo alla santa Comunione ed è quindi giusto che la sua immagine sia lì, al centro, davanti a noi che ci presentiamo alla soglia del presbiterio e ci chiniamo commossi a ricevere il Bambino sotto le sacre Specie.

Particolare da un mosaico a Monreale

Particolare da un mosaico a Monreale

Nelle icone della Presentazione al Tempio o come dicono i greci, Ipapante, cioè l’Incontro, il Bambino viene rappresentato con due diversi atteggiamenti:

  • mentre viene offerto dalla Madonna a Simeone, con le braccia protese verso di lui
  • mentre è in braccio a Simeone e sembra voler scappare spaventato e ritornare dalla sua Mamma.

Come mai queste due opposte reazioni?

I racconti evangelici rivelano spesso il carattere di un appuntamento cruciale con la vita. Anche in questo episodio si percepisce un’orchestrazione dello Spirito Santo che mette in azione diversi personaggi: Simeone viene condotto dallo Spirito al posto giusto nel momento giusto; sempre lo Spirito fa parlare per ispirazione lo stesso Simeone e la profetessa Anna, e nelle loro parole cogliamo la presenza di una duplice realtà: gioiosa e drammatica.

dettaglio da una miniatura del Monte Athos

dettaglio da una miniatura del Monte Athos

I due vecchi ispirati non solo  elevano un inno di gloria a Dio ma rivelano anche il drammatico destino associato a questa piccola Creatura e alla sua Madre. Così viene spiegata la duplice rappresentazione del Bambino: gioia e dolore, accoglienza e rifiuto, luce e tenebre.

Avendo associato questo episodio alla nostra attualità, in particolare legata al momento di ricevere Gesù eucaristico, viene così da riflettere, pensando all’icona con il Bambino spaventato: forse che oggi rispecchi il suo dolore tutte le innumerevoli volte in cui noi riceviamo indegnamente l’Ostia santa?

Giovanni Mezzalira