Chi è Pavel Florenskij? Pavel Aleksandrovič Florenskij era figlio di un ingegnere delle ferrovie. Nacque il 9 gennaio 1882 in una famiglia mista russo-armena a Evlach nell’Azerbaigian, nel Caucaso.
Dopo aver studiato matematica e filosofia all’Università di Mosca, a 22 anni si laureò in matematica nel 1904. Rifiutò una borsa di studio all’università per il dottorato in matematica e il 4 settembre dello stesso anno venne accolto, senza esame d’ammissione, perché era già molto bravo, all’Accademia ecclesiastica che si trovava allora, come anche oggi, a Sergiev Posad villaggio presso il Monastero della Trinità e di S. Sergio, a circa 70 Km da Mosca. Da allora fino all’arresto avvenuto nel 1933 risiedette in questa località anche quando era costretto a lavorare a Mosca.
L’intelligenza eccezionale e la straordinaria versatilità gli assicurarono nel 1907, ancor prima di aver conseguito la licenza in teologia 1908, la cattedra di professore di storia e della filosofia.
Florenskij manterrà questo insegnamento fino alla soppressione dell’accademia 1917.
Nel 1010 si sposò con Anna Michajlovna Giacintova, che è morta nel 1973 ed ebbe cinque figli.
Il 23 aprile 1911 venne ordinato diacono e il giorno seguente sacerdote. Nel 1012 fu nominato direttore responsabile della rivista mensile dell’Accademia “Bogoslovkij Vestnik” Messaggero Teologico, in cui fino al 1937 pubblicò veri e interessantissimi saggi filosofici, teologici e matematici miranti ad una riconciliazione tra religione e scienza, tra fede e ragione, tra ortodossia e cultura.
Negli anni della Nep 1921-1927, cioè una nuova politica economica. Insegnò all’Istituto di Studi superiori statali Tecnico-Artistici e qui la sua attività fu molto intensa. Si dedicò alle sperimentazioni didattiche, insegnò teoria della prospettiva a Mosca, lavorò quale ingegnere nella fabbrica Karbolit, si occupò della teoria della relatività e dei quanti.
Nel 1827 iniziò a collaborare alla redazione dell’Enciclopedia tecnica ma nel 1921 dovette interrompere questa e anche tutte le altre attività.
Il suo ultimo articolo su “Fisica al servizio della Matematica” comparve nel 1932 e praticamente fu l’ultimo articolo che egli scrisse.
Rifiutò sempre di rinunciare alla sua fede e al suo sacerdozio. Anzi insistette a portare la sua croce pettorale di sacerdote e di indossare la talare nelle funzioni ufficiali; anche agli incontri accademici e scientifici si presentava sempre in abito talare. Alla fine era inevitabile che fosse colpito dalle purghe staliniste, naturalmente accusato di attività controrivoluzionaria.
Arrestato nel 1933 fu nuovamente deportato prima a Solovki, un’isola del mare del Nord, e poi in Siberia. L’8 dicembre del 1937 in un luogo rimasto sconosciuto, presso Leningrado, all’età di 55 anni venne fucilato. La notizia della sua morte si ebbe soltanto nel 1939.
La chiesa ortodossa si appresta a canonizzarlo tra i martiri del XX secolo.
Nel 1956, dopo la morte di Stalin ebbe una riabilitazione postuma per cui alcuni dei suoi scritti vennero pubblicati non soltanto all’estero ma anche nell’Unione Sovietica sia nelle riviste statali sia nelle pubblicazioni del Patriarcato di Mosca.
Florenskij fu un uomo eccezionale, oltre che scrittore fecondissimo e originale.
Ecco come lo descrive Nikolaj Lossky : poeta simbolista, astronomo di talento, sostenitore di una concezione deocentrica del mondo, matematico eminente, autore di Finzioni nella geometria, e di una serie di studi matematici, fisico autore della Teoria dei dielettrici, un libro che fa ancora autorità, come diceva Lossky, critico d’arte, autore di numerose monografie e soprattutto di un opera sulla scultura in legno, di queste opere noi conosciamo molto poco, notevole ingegnere elettrico che occupò uno dei posti più importanti nella Commissione per l’elettrificazione, professore di pittura in prospettiva alla scuola di Belle Arti di Mosca, musicista dotato, fine conoscitore e ammiratore di Johann Sebastian Bach e della musica polifonica, di Beethoven e dei contemporanei, poliglotta conosceva a perfezione il greco e il latino e la maggior parte delle lingue europee come pure gli idiomi del Caucaso, dell’Iran e dell’India.
E’ stato per questo, più volte, paragonato a Leonardo da Vinci o a Blaise Pascal per la sua intelligenza straordinaria di grandissimo studioso in grado di unire le più alte speculazioni metafisiche quali la matematica e l’ingegneria, la storia dell’arte e la letteratura.
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Vediamo un po’ le opere di Florenskij.
Come ho già detto Florenskij fu uno scrittore fecondissimo e originalissimo quindi non è possibile neppure elencare tutte le sue opere. Ne cito alcune tra le più principali, alcune delle quali sono state tradotte anche in italiano e che potete trovare nel banchetto laggiù in fondo:
I simboli dell’infinito oppure I tipi di crescita , questo libro interessante perché è uno studio antropologico dove Florenskij descrive sotto forma di circolo, sentite la matematica e la geometria, la possibilità soggettive in cui si scrive il destino di ogni uomo.
Tra le opere scientifiche che toccano anche l’epistemologia, la gnoseologia vanno ricordate: La descrizione simbolica del 1922, Il numero come forma; Lo spazio, la massa e il medio.
Molto ancora interessanti, e queste le cito solo perché sono solo in russo Il limite della gnoseologia, Smysl idealizma: Il significato dell’idealismo; anche questo è interessante sono Le antinomie cosmologiche di Emanuel Kant ; Superstizione e miracolo.
In questo articolo l’autore, ...
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In italiano sono state tradotte ancora alcune opere che vi accenno.
Una interessantissima è proprio un saggio sull’icona Ikonostas che è stata tradotta da Adelphi nel 1977 con “Le porte regali” .questo saggio è la prima traduzione mondiale di un testo di Pavel Florenskij.
Per Florenskij l’icona presuppone una metafisica dell’immagine e della luce e un nesso strettissimo con la liturgia della Chiesa Orientale. Solo con queste precomprensioni, incompatibili con la concezione della pittura dominante in Occidente dal Rinascimento in poi, si possono varcare le porte regali dell’iconostasi, che è il confine tra il mondo visibile e il mondo invisibile, luogo dove si manifesta una pittura sublime, quasi mistica in cui le cose, sono prodotti della luce.
Ma l’opera che lo ha reso famoso rimane ... "La colonna e il fondamento della verità"
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Come ho già detto questa tesi era già apparsa nel 1912 con il titolo “O duchovnoj Istine”, La verità spirituale. Il titolo è chiaramente ispirato a S. Paolo 1 Tim 3,15.
L’opera ebbe grandissimo successo e convertì alla fede ortodossa nel 1918 il filosofo Nikolaj Lossky. Ben presto divenne introvabile. Nel 1929 a Berlino un gruppo di amici di Florenskij ne curò una edizione fototipica in un numero limitatissimo di copie e non commerciabili. In italiano è stata tradotta da Pietro Modesto per la Rusconi editore eseguita sulla edizione berlinese ed è stata tradotta nel 1974.
L’opera è scritta sotto forma di dodici lettere indirizzate a un amico, di una erudizione impressionante. Le sole note occupano 200 pagine alla fine dell’opera. Questo libro sintetizza la tradizione patristica, la scienza più avanzata, le dottrine esoteriche di tutte le epoche. Il libro è dedicato al nome tutto puro e profumato della Vergine e Madre.
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Tutta la sofiologia di Florenskij di cui sentiremo parlare in una relazione successiva.
Baris Jacovenko, proprio descrivendo questo libro, diceva che si trattava di una specie di confessione speculativa religiosa degna di essere messa accanto alle confessioni di S. Agostino. Tra le altre opere di Pavel Florenskij tradotte in italiano, le potete trovare anche nei libri esposti, ci sono: La prospettiva rovesciata e altri scritti pubblicata da Cangemi di Roma 1983, Lo spazio e il tempo nell’arte 1995; La qualità della parola, La lingua tra scienza e mito. Questo è un testo formidabile perché fa vedere come la parola non sia solo un mezzo di espressione e di comunicazione ma sia un dono che uno riceve, proprio uno nasce con la parola, poi è il carisma praticamente. Uno nasce con una parola, cioè con un dono che è personale. E’ un dono che deve fare agli altri col dono della parola. Poi il valore magico della parola.
Insiste sulla parola Florenskij sul modo di comunicare, che non solo è un modo di rapportarsi ma è una conoscenza vitale. Insiste molto su questo termine.
Il sole della terra, vita dello Starec Isidoro, di cui ho già accennato poi Cuore cherubico, scritti teologici e mistici, anche questi sono molto belli, e poi il testo che stato citato già Non dimenticatemi, pubblicato di recente da Mondadori nel 2000, una raccolta di lettere che Florenskij inviò dal lager ai familiari, alla madre, alla moglie ai 5 figli.
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...versione parziale e provvisoria: il testo completo verrà pubblicato prossimamente